Il primo trapianto di testa al mondo: sarà un italiano ad eseguirlo
Uno neurochirurgo italiano ha pianificato il primo trapianto di testa umana per dicembre 2017. Quale esito potrà avere? Sarà un fallimento o un punto di rottura rispetto alla ricerca medico-scientifica tradizionale?
La ricerca è del 52enne Sergio Canavero, un uomo che non guarda la tv dal 1993, che non ha mai posseduto un’automobile di proprietà e che dice di sentirsi piuttosto affine alla figura del nerd Peter Parker. Il Dott. Canavero è anche autore di un libro sulla seduzione femminile, segue una dieta mediterranea rigorosa, medita, ripudia le bevande dannose e pratica jujitsu. L’obiettivo del Dott. Canavero e restituire la mobilità agli “immobili” e, anche se molti nella comunità scientifica e medica sono contrariati alla sua ricerca, hanno comunque letto e pubblicato i suoi dati sulla rivista Surgical Neurology International.
C’è anche un volontario per il primo trapianto di testa: si tratta di Valery Spiridonov, un russo che soffre di una condizione rara e nota come malattia di Werdnig-Hoffmann. A causa di ciò, Spiridonov ha completamente perduto la mobilità dal collo in giù, vive su una sedia a rotelle, è appena in grado di nutrirsi e si muove con l’ausilio di un joystick.
La procedura del trapianto
In primo luogo il Dott. Canavero e il suo team dovranno ricercare un corpo su cui trapiantare la nuova testa. Per tali ragioni, avranno bisogno di un giovane paziente maschio, morto per cause ricollegabili all’encefalo e, purtroppo, i candidati ideali sono un numero ridottissimo.
Una volta ottenuto il permesso della famiglia del donatore, il corpo di Spiridonov sarà raffreddato a 10° Celsius per rallentare l’atrofia tissutale, dando al team circa un’ora per eseguire il trapianto prima che il cervello possa morire. Successivamente, sia al paziente che al donatore verranno rimosse le loro teste simultaneamente con lame diamantate trasparenti. Questa fase è un punto critico a causa delle tempistiche ridotte e, inoltre, richiederà una gru su misura per poggiare con cautela la testa di Spiridonov sul collo del donatore.
Completata questa operazione, il capo sarà fuso insieme al suo nuovo midollo spinale mediante una sostanza chimica chiamata “glicolato di polietilene” (o PEG) per un breve lasso di tempo. Questa sostanza si è dimostrata capace di favorire la ricrescita delle cellule del midollo spinale, per cui c’è speranza che aiuti il corpo ad accettare il trapianto.
Bisognerà, quindi, verificare che i muscoli e il sangue del corpo del donatore siano compatibili con l’organo trapiantato. Il team avrà bisogno di tenere d’occhio lo stato dell’impianto, pertanto il soggetto sarà tenuto in “coma indotto” per tre o quattro settimane per assicurarsi che tutto sia andato come previsto. Durante il monitoraggio, gli elettrodi impiantati rafforzeranno le nuove connessioni nervose del midollo spinale.
Molti critici ritengono che i piani di Canavero siano tutt’altro che etici e c’è qualcuno che ha anche definito il trapianto un “omicidio” nel caso in cui il paziente (Spiridonov) non sopravviva all’operazione. Nonostante le aspre critiche il neurochirurgo sembra, però, sicuro delle sue ricerche e confida nel 90% di probabilità di successo dell’operazione. Secondo Canavero, la ricerca potrebbe davvero migliorare la vita di qualcuno. L’assunto è che «se il corpo donato è più giovane del tuo corpo originale, stai aggiungendo anni alla tua vita».
Gli interrogativi
Si tratta solo di una teoria crudele o di una vera rivoluzione nel campo della donazione di organi? La ricerca è in grado, in questo modo, di dare una nuova speranza ai paraplegici? E se questo trapianto di testa fosse un successo, quanto tempo dovremo attendere, allora, perché l’uomo sia in grado di trapiantare il proprio cranio sul corpo di un robot?
MedicalSa
Il Team