Cancro della mammella: l’importanza della prevenzione

prevenzione prevenzione prevenzione prevenzione

Nel corso degli ultimi 40 anni, in Italia, il numero delle donne affette da cancro della mammella è cresciuto in maniera esponenziale. Molti fattori hanno contribuito alla sua diffusione, tra cui, lo stile di vita che si è modificato nel corso di questi decenni e l’inquinamento ambientale.

Uno studio eseguito negli USA negli anni Settanta su una popolazione di donne giapponesi trapiantate in America mise in evidenza la sovrapponibilità dei dati dopo che queste, nel cui Paese l’incidenza del tumore era bassa, avevano vissuto per decenni negli USA. I motivi principali furono l’adeguamento delle giapponesi all’alimentazione americana, il sovrappeso e l’inquinamento.

 

 

Oggi in Italia si diagnosticano circa 50.000 nuovi casi all’anno e la percentuale d’incidenza aumenta all’aumentare dell’età.

Il cancro della mammella rappresenta il primo tumore della popolazione femminile italiana (30%) e la sua incidenza varia col variare della regione di residenza. Ci sono zone dove è ridotta ed altre dove è maggiormente elevata.

L’importanza della prevenzione

La prevenzione si divide in primaria e secondaria (precoce), che riduce la mortalità per tale patologia.

La prevenzione primaria riguarda, essenzialmente, alcuni aspetti come l’alimentazione, il peso, l’idratazione, la respirazione, il consumo o meno di sostanze antiossidanti, le visite senologiche preventive e l’ecografia mammaria che, principalmente nella popolazione giovanile, permette di aiutare il senologo nell’individuare le pazienti a rischio.

La costituzione del tessuto mammario varia col trascorrere degli anni e la componente ghiandolare, che è presente in larga parte in una mammella giovane, all’ incirca sui 40 anni, lascia spazio a quella adiposa, per cui l’ecografia è sempre indicata come indagine di screening, mentre la mammografia stereotassica diviene essenziale dai 40 anni in poi.

 

 

Altra metodica che ha avuto notevole evoluzione negli ultimi anni è la risonanza magnetica mammaria. Meno comuni sono la termografia e la teletermografia, che evidenziano il calore dei tessuti e la vascolarizzazione delle mammelle. Tuttavia, hanno ancora oggi la loro importanza nel definire alcuni tipi di tessuto.

Il senologo che, oltre ad una visita approfondita delle mammelle e delle regioni linfonodali si avvale dell’ecografia, può individuare la popolazione di donne a rischio ed aiutarle con la prescrizione di terapie a base di bromelina e vitamine per lunghi periodi di tempo.

Un consiglio che si può dare alle donne: meglio una visita in più quando non si avverte nulla, che una visita quando già si avverte qualcosa.

 

Dott. Arturo Bolognese
(medico senologo già dell’ITN)

2017-07-06T13:38:06+00:00
Contattaci ora su WhatsApp!
Invia su WhatsApp